Delicate Balance: Childhood and Environment in the Villages of Zambia
🇬🇧In the villages surrounding a remote mission in Zambia, I did not set out to document hardship or deprivation. On the contrary, I wanted to observe and reveal how children, despite countless challenges, engage with the environment around them. How their growth — physical, emotional, and social — is deeply shaped by the context they inhabit.
This work is composed of square diptychs: on the left, a scene from daily life; on the right, a close-up portrait. The square format, chosen deliberately, offers stability — a frame that holds, that reassures.
In the portrait, the intensity of a gaze, the strong, vivid presence of an individual. In the image beside it, their world: simple, harsh, yet full of interactions, play, and human connection.
This is not a story of denunciation. It is an attempt to listen — a quiet, respectful gaze upon childhoods that do not ask for pity, but for attention. Childhoods built day by day in a continuous, often invisible dialogue with their surroundings.
🇮🇹 In questi villaggi dello Zambia, attorno a una missione immersa nella povertà, non ho cercato di documentare il disagio o la mancanza. Al contrario: ho voluto osservare e raccontare come i bambini, pur tra mille difficoltà, sappiano interagire con l’ambiente che li circonda. Come la loro crescita – fisica, emotiva, sociale – sia profondamente intrecciata al contesto in cui vivono.
Il lavoro è costruito in dittici quadrati, con il ritratto a destra e la scena quotidiana a sinistra. Il formato quadrato, scelto volutamente, è una forma che contiene, che offre equilibrio e sicurezza.
Nel volto ravvicinato c’è l’intensità dello sguardo, la presenza forte e viva di un individuo. Nell’immagine a fianco c’è il suo mondo: semplice, duro, eppure ricco di interazioni, giochi, relazioni.
Non è un racconto di denuncia. È un tentativo di ascolto, uno sguardo silenzioso e rispettoso su infanzie che non cercano pietà, ma attenzione. Infanzie che si costruiscono giorno dopo giorno nel dialogo – spesso invisibile – con ciò che le circonda.
This work is composed of square diptychs: on the left, a scene from daily life; on the right, a close-up portrait. The square format, chosen deliberately, offers stability — a frame that holds, that reassures.
In the portrait, the intensity of a gaze, the strong, vivid presence of an individual. In the image beside it, their world: simple, harsh, yet full of interactions, play, and human connection.
This is not a story of denunciation. It is an attempt to listen — a quiet, respectful gaze upon childhoods that do not ask for pity, but for attention. Childhoods built day by day in a continuous, often invisible dialogue with their surroundings.
🇮🇹 In questi villaggi dello Zambia, attorno a una missione immersa nella povertà, non ho cercato di documentare il disagio o la mancanza. Al contrario: ho voluto osservare e raccontare come i bambini, pur tra mille difficoltà, sappiano interagire con l’ambiente che li circonda. Come la loro crescita – fisica, emotiva, sociale – sia profondamente intrecciata al contesto in cui vivono.
Il lavoro è costruito in dittici quadrati, con il ritratto a destra e la scena quotidiana a sinistra. Il formato quadrato, scelto volutamente, è una forma che contiene, che offre equilibrio e sicurezza.
Nel volto ravvicinato c’è l’intensità dello sguardo, la presenza forte e viva di un individuo. Nell’immagine a fianco c’è il suo mondo: semplice, duro, eppure ricco di interazioni, giochi, relazioni.
Non è un racconto di denuncia. È un tentativo di ascolto, uno sguardo silenzioso e rispettoso su infanzie che non cercano pietà, ma attenzione. Infanzie che si costruiscono giorno dopo giorno nel dialogo – spesso invisibile – con ciò che le circonda.
